L’informazione aziendale è tutelabile? Tutti contro Uber

informazione aziendale

Che cos’è l’informazione aziendale? (di Angela Patalano)

L’informazione aziendale è un bene immateriale, sensibile ed economicamente rilevante, non tutelabile in quanto tale. La sua protezione dipende dalla destinazione che il titolare di un’impresa attribuisce ad essa. E’ un bene la cui tutela è discrezionale e varia da impresa ad impresa. Ad esempio, pensiamo alla CocaCola S.P.A. L’ingrediente segreto rappresenta un’informazione dotata di un valore economico elevato. Il furto di questa informazione sarebbe potenzialmente idoneo a compromettere la posizione della società sul mercato.

Informazione aziendale: quando è tutelabile?

Il furto di informazione aziendale segreta si configura quando l’imprenditore concorrente ne viene a conoscenza mediante un’attività illecita. Pensiamo al dipendente o ex dipendente che fornisce all’impresa concorrente queste informazioni violando il suo obbligo di fedeltà. In Italia il fenomeno è tutelato dall’articolo 2598 cc sulla Concorrenza Sleale. Tuttavia, affinché questo istituto sia attivabile, è necessario che sussista il requisito soggettivo. Il furto cioè deve avvenire tra due imprenditori.

Il caso Google vs Uber.

Uber nasce come un servizio di car sharing, ma svolge anche altre attività di ricerca. Per esempio stava lavorando alla realizzazione di automobili senza pilota mediante tecnologia LiDar. Il caso ha destato scalpore, in quanto la società è stata accusata di furto di informazioni segrete appartenenti alla Waymo di Google Alphabet Inc.. Anch’essa, da circa 8 anni, stava lavorando a questa importante innovazione tecnologica. Il furto è avvenuto mediante la circolazione di informazioni ad opera dell’ex manager, addetto al progetto, George Anthony Levandosky, subito denunciato per violazione intenzionale del segreto commerciale, violazione di brevetto e concorrenza sleale.

Le accuse.

L’ing. Levandosky “stole more than 14,000 confidential files, including details on light detection andranging sensor technology known as Lidar, a crucial element in most self-driving car system.” Queste informazioni altamente confidenziali sono state così utilizzate per creare “un proprio sistema laser basato sulla tecnologia LiDar. Una sorta di radar che permette all’automobile di rilevare l’ambiente e gli ostacoli che ha intorno, copiando i progetti e i documenti di Google”

Galeotta fu la mail.

L’ing. Levandosky fu destinatario (insieme ad altre persone che secondo la Waymo sono dipendenti della Uber), di una mail contente i progetti per “costruire un circuito stampato per il LiDAR che secondo Waymo era tale e quale al proprio.” I responsabili della società Waymo scoprirono l’antefatto a seguito di una segnalazione di un dipendente, che per errore fu messo in copia.

Conclusione.

Da qui ha fatto seguito la citazione in giudizio di Uber e l’accusa mossa contro il sig. Levandosky. Allo stato degli atti le indagini e il giudizio sono ancora in corso, in ogni caso se le accuse risulteranno fondate, la condanna di Uber avrà un importante impatto sull’economia del paese.

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