Metodi alternativi per ricevere il giusto compenso dalla propria musica

Nell’articolo Open The music industry’s black box, uscito nel 2015 sul New York Times, il musicista e scrittore David Byrne lo diceva a voce alta:

Forse il problema più grande che gli artisti devono affrontare oggi è la mancanza di trasparenza.

L’artista è l’anello debole della catena. I musicisti sono stati privati dell’abilità di vendere musica.

Abbiamo bisogno di sapere come vengono ripartiti i guadagni sulle nostre canzoni

scriveva Byrne nell’articolo, scagliandosi contro le etichette musicali e i servizi di streaming.

Ma l’innovazione tecnologica che ha portato allo streaming musicale, può entrare in gioco anche a sostegno dell’artista. Come?

Sto parlando della Blockchain: il registro transnazionale in cui vengono annotate le transazioni della moneta virtuale Bitcoin. Un database condiviso all’interno di una rete distribuita di computer, in cui tutti i passaggi (resi inalterabili da blocchi crittografici) devono essere approvati dalla maggioranza dei partecipanti.

La Blockchain rende inutile la presenza di terze parti per validare le operazioni. Se utilizzata nel mondo dell’industria musicale, potrebbe permettere all’artista di controllare:

  • la distribuzione della propria opera e
  • il pagamento dei diritti senza società di intermediazione e con protezione assoluta dei brani musicali.

Pensi non sia possibile? In realtà sta già funzionando!

Start up come Peertracks e Ujomusic lavorano da tempo piattaforme di distribuzione fondate sulla tecnologia della Blockchain.

L’artista carica il disco, gli ascoltatori possono ascoltarlo o comprarlo e i cosiddetti contratti intelligenti (linee di codice che applicano in automatico le clausole dello stesso) fanno in modo che il musicista venga pagato ad ogni ascolto o acquisto della propria opera.

Passaggi che avvengono sotto gli occhi di tutti e senza la presenza di terze parti come etichette discografiche, piattaforme distributive e sistemi di pagamento online. In particolare, i creatori di Ujo (realizzata in collaborazione con la musicista inglese Imogen Heap) hanno messo in piedi una struttura open source fondata su un database in cui vengono registrati i diritti, i proprietari e i pagamenti automatici degli stessi.

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