Royalties cosa sono

Le royalties cosa sono? Sono dei compensi che, applicati nel campo del diritto d’autore, vengono corrisposti agli autori. Anche le aziende possono percepire royalties. È il caso in cui in cui una società detenga un brevetto o una licenza: dallo sfruttamento dei diritti della licenza o del brevetto derivano delle royalties.

Quindi cosa sono le royalty?

Royalties definizione

La parola royalty indica il compenso riconosciuto al proprietario di un prodotto o di un marchio o al titolare di un brevetto o di un’opera intellettuale come corrispettivo per l’autorizzazione a utilizzare il prodotto, marchio, brevetto, opera intellettuale per fini commerciali.

Le royalty sono influenzate dal profitto dell’artista e dal costo di produzione, elementi che devono essere previsti nell’accordo verrà concluso dall’artista. Si può parlare di una percentuale fissa di guadagno (che può arrivare in Italia fino a circa il 30%), o, in alternativa, di una percentuale a forfait, quindi variabile. Le royalty riguardano sia la commercializzazione delle opere artistiche che le registrazioni che avvengono in studio.

Royalties cosa sono

Nel diritto d’autore, gli artisti, come musicisti e scrittori, vengono pagati in parte o esclusivamente tramite royalties. In Italia l’ente che si occupa di raccogliere i compensi per l’uso delle opere di ingegno e la redistribuzione dei relativi proventi è la SIAE,

Quali sono gli artisti e le band musicali che, in vari modi, protestano contro le major discografiche e la messa in commercio dei loro album o brani singoli sulle piattaforme digitali che riconoscono royalties esigue?

Royalties significato secondo Spotify

È ormai noto che uno dei problemi di immagine peggiori per Spotify, il cui network vale 4 miliardi di dollari e raggiunge milioni di persone, una buona percentuale delle quali disposte a pagare un canone periodico, riguarda proprio le royalties.

Sono davvero molti gli artisti e le band che ritengono decisamente insufficiente il volume di denaro che fluisce nelle loro casse dal servizio: in media $0.007 per ogni riproduzione.

Royalties e diritto d'autore

Come ci insegnano i Vulpeck, una band americana che, con un gesto di protesta e un’idea geniale, è riuscita a ricavare ben  $20.000 in royalties dal servizio streaming Spotify: la miglior rivoluzione è quella silenziosa.

La band del Michigan ha deciso di protestare contro Spotify e gli scarsi guadagni corrisposti agli artisti che decidono di approfittare di questo network. Sulla carta Spotify è il medium perfetto per distribuire la propria musica e farsi conoscere, nella realtà le cose stanno un po’ diversamente.

Ha preso la forma di un album silenzioso, composto da track da 30 secondi l’una. I Vulfpeck hanno chiesto ai propri fan di “ascoltare” l’album, battezzato Sleepify, mentre dormivano. I 30 secondi non rappresentano una durata casuale: sono l’ascolto minimo per far registrare la riproduzione della traccia a Spotify e assegnare le scarne royalties all’artista che l’ha creata.

Vulfpeck-Royalties cosa sono

Rivolta alla protesta quanto al finanziamento di un tour, ha avuto un certo successo. Sleepify è stato ascoltato tante volte da guadagnare un totale di $20.000. Il programma della band era di usare il ricavato per andare a suonare nelle zone geografiche in cui Sleepify è stato riprodotto più spesso.

Ha negato con forza le accuse di cupidigia, non prendendosela troppo per le critiche e decisa a non voler trasformare Sleepify in un circo mediatico, ha contattato Jack Stratton, tastierista e portavoce dei Vulfpeck dicendo che “ Sleepify è stato ritenuto divertente e furbo, ed è piaciuto al team, ma violava i termini d’uso”.

Sleepify

È sparito dalla piattaforma ma la band è rimasta. Cancellare i Vulfpeck avrebbe creato il solito martire e Spotify vuole a tutti i costi mantenere un’aura da buon mecenate.

La reazione dei Vulfpeck non è stata disordinata, ma ferma.

Stratton ha risposto caricando la sua dichiarazione sullo stesso Spotify, registrandola all’interno di un ulteriore finto album intitolato “Official Statement”.

 

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