Nel film Pixels alieni intergalattici fraintendono un filmato diffuso con alcuni personaggi dei classici videogame.
La trama non è nulla di particolare.
Ma anche i film meno impegnati sono sottoposti a censura e alcune scene di Pixels sono state giudicate censurabili per la versione cinese del film. Si tratta in realtà di autocensura per accaparrarsi il pubblico e il box office asiatico. In uno script del 2013 gli alieni intergalattici facevano un buco nella Grande Muraglia cinese per farla saltare in aria. I Dirigenti della Sony, che ha prodotto il film, preoccupati per la scena del buco nella Grande Muraglia, si sono autocensurati e l’hanno eliminata perché, ansiosi di ottenere l’approvazione del film dalla Cina, temevano che le autorità cinesi avrebbero potuto interpretarla come denigratoria. Come la Grande Muraglia che esplode, è stata giudicata poco consona anche un’altra scena del film in cui si menzionava la Cina come una potenziale colpevole dell’attacco in una, del tutto fantasiosa, cospirazione comunista. Nel dicembre 2013, Li Chow, capo rappresentante di Sony Pictures in Cina, scriveva una e-mail ai dirigenti di Sony nella quale consigliava di eliminare le scene giudicate non appropriate. Il messaggio di Li è una delle decine di migliaia di e-mail di Sony molto riservate che, nel mese di aprile, Wikileaks ha pubblicato sul proprio archivio consultabile on-line.
Pixels non è stato l’unico film di Sony in cui il contenuto è stato accuratamente esaminato e selezionato per il pubblico cinese.
Le altre e-mail rivelano come i dirigenti degli studios abbiano discusso i modi in cui fare e presentare altre produzioni, tra cui il remake di RoboCop 2014. In una e-mail sul remake di RoboCop, il vice presidente senior di Sony Pictures Releasing International, Steve Bruno, ha proposto di trasferire una multinazionale di armi con sede in Cina. La sua soluzione: metterla in un paese del Sud est asiatico come il Vietnam o la Cambogia.
Le e-mail di Sony.
Offrono un quadro del dietro le quinte della misura in cui uno degli studios cinematografici più importanti del mondo esercita l’autocensura e di come i suoi dirigenti cerchino di anticipare la reazione delle autorità di Pechino alle loro produzioni. Il traffico di messaggi interno illustra anche la dipendenza di Hollywood dal pubblico cinese, dove il box office impazza rispetto a quello di Stati Uniti e Canda, che invece si è ridotto. In questa scia si colloca anche Iron Man 3, prodotto da Marvel Studios, che propone una versione cinese di una scena che mostra un medico cinese che aiuta il protagonista: la scena è stata allungata nella versione cinese del film nel quale e’ stata introdotta anche una popolare attrice cinese, Fan Bingbing.
Ma la logica di autocensura di Sony è differente
Nel caso di Pixels, i dirigenti di Sony puntano alla creazione di una singola versione per tutti i pubblici – una sola Cina-friendly. Gli sforzi da parte dell’industria cinematografica statunitense volti a corteggiare la Cina sono iniziati sotto il presidente Xi Jinping. La rimozione di scene da Pixels ritenute offensive per Pechino mostra come il pubblico sia effettivamente sottoposto alle norme stabilite dalla Cina, il cui governo rifiuta il tipo di libertà che ha permesso ad Hollywood di prosperare.
Ha detto Obama alla conferenza stampa di fine anno della Casa Bianca:
“Se qualcuno è in grado di intimidire la gente per bloccare l’uscita di un film satirico, immaginate che cosa cominceranno a fare quando vedranno un documentario che a loro non piace, o una notizia che a loro non piace”,
“O peggio ancora, immaginate se i produttori e distributori cominciassero a impegnarsi in azioni di auto-censura, perché non vogliono offendere la sensibilità di qualcuno. Questo non è quello che siamo. Non è quello che l’America è”.
Un’altra storia di censura riguarda un film marocchino dl titolo Much Loved che è stato proibito in Marocco ancora prima ancora della sua uscita.
Il ministero della Comunicazione ha stabilito che il film “arreca un’offesa grave ai valori morali e alla donna marocchina, e porta un grave danno all’immagine del regno”.
Il problema non è la realtà, ma il coraggio di raccontarla. Oltre all’ira delle autorità, Much Loved ha provocato anche la reazione violenta degli estremisti: il regista Nabil Ayouch e le attrici sono minacciate di morte mentre l’attore che interpreta la parte di uno dei sauditi, Youssef El Idrissi, è stato ferito per strada, non gravemente, con un coltello. Loubna Abidar, la protagonista del film in qualità di Nouha, è l’unica attrice professionista. Le altre tre ragazze sono state scelte dopo molti provini, conoscono il mondo della prostituzione ma non ne fanno parte. “La sceneggiatura e l’idea del film mi sono piaciuti, e per questo che ho accettato la parte” ha detto Abidar. “Non capisco una reazione simile, bisognerebbe avere visto il film per giudicare. Ricevo minacce di morte sul cellulare e sul telefono di casa, se la prendono anche con la mia bambina, hanno creato una pagina Facebook con il mio indirizzo”.
Ora Loubna Abidar è sotto protezione in una località segreta con le altre tre attrici
Il regista Nabil Ayouch ha una guardia del corpo e due agenti che piantonano l’entrata del suo ufficio a Marrakesh. “La prostituzione esiste, non ho voluto certo sporcare l’immagine del Marocco. Quelli che la macchiano sono coloro che proibiscono il film. Da 15 anni la libertà di espressione fa enormi passi avanti, ma con questa messa al bando viene tutto azzerato. Io ho voluto mostrare un pezzo di realtà, dire tutto, senza concessioni né falsi pudori”, dice Nabil Ayouch, che si è calato per un anno e mezzo nella vita notturna di Marrakech per girare Much Loved.
Su Internet sono finiti alcuni spezzoni del girato, sacrificati in fase di montaggio
Nel film è rimasta invece la scena, vista già oltre un milione di volte online, in cui le ragazze vanno in taxi a una festa. Il linguaggio è crudo, la più esperta chiede “Randa, sai fare un 8 con il sedere? Stasera ci saranno almeno sei tonnellate di puttane” e aggiunge “imploro dio che mi faccia incontrare un saudita bello, gentile, poco dotato e ricco, voglio passare una bella notte”.
Il film è anche un atto di accusa contro l’ipocrisia delle autorità
La prostituzione è proibita in Marocco, ma la legge è comprensiva con i clienti e severa con le donne, che restano in balia di poliziotti pronti a chiedere tangenti o a trasformarsi in protettori. Oltre 80 registi francesi hanno lanciato una petizione in solidarietà con il regista e Loubna Abidar. Tra i primi firmatari Jean-Pierre e Luc Dardenne, Costa-Gavras, Michel Hazanavicius, Arnaud Desplechin e Laurent Cantet. L’associazione marocchina, Défense du citoyen, ha denunciato Nabyl Ayouch e Loubna Abidar di pornografia, attentato al pudore e corruzione di minori. La prima udienza era stata fissata per il 15 di luglio, pochi giorni prima della fine del Ramadan, ma gli imputati non si sono presentati. Il regista ha fatto sapere di non aver ricevuto nessuna notifica né un invito a comparire.
Conclusione
Due casi di censura molto diversi ma che compromettono la libertà di espressione e la creatività piegate dalla forza del denaro e dei risultati al box office, nel primo caso o dalla paura di raccontare la verità e di vederla descritta nuda e cruda sul grande schermo, nel secondo. Entrambi esempi di libertà negata.
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