La storia del cinema italiano: Esterina Zuccarone (1904-1998): prima donna editor e operaia dell’industria cinematografica italiana

La storia del cinema italiano. Esterina Zuccarone è nata a Foggia, in una famiglia di sette figlie e un figlio. Nel 1912 la sua famiglia, unendosi al flusso di migranti verso il Nord d’Italia, si trasferisce a Torino.

Il passaggio da una società rurale ad una industriale, permette ad Esterina di crescere con modelli femminili più emancipati, a partire dalle sue sorelle più grandi che, nel nuovo ambiente urbano, decidono di trovarsi un lavoro.

In particolare, una delle sue sorelle inizia a lavorare in uno stabilimento tessile, permettendo alla giovane Esterina di familiarizzare con le sue innate abilità di precisione, senso della misura e attenzione ai dettagli, necessarie per la produzione di capi di abbigliamento alla moda e di buona qualità.

A Torino, Esterina diventa testimone dello sviluppo della vita moderna ed entra in contatto con le innovazioni tecnologiche del tempo. La ferrovia, i grammofoni, gli autobus, le macchine fotografiche e da cucire, per citarne solo alcune.

Anche l’industria cinematografica subisce la modernizzazione dei tempi. Per lo sviluppo delle pellicole e la stampa gli stabilimenti del tempo iniziano a far uso della manualità delle sarte consentendo alle donne di essere coinvolte nell’affascinante mondo del cinema – il suo fascino, le sue storie, le sue magnifiche impostazioni – e, di conseguenza, di immaginare nuove aspirazioni e stili di vita (de Miro d’Ayeta 230).

Nonostante la resistenza del padre,  tipico uomo conservatore del sud, Esterina diventa sarta all’età di dodici anni. Pochi anni dopo, all’età di quattordici anni, trova lavoro a La Positiva, la sezione di sviluppo e stampa di Giovanni Pastrone, Itala Film.

Ecco come Esterina ci racconta del suo lavoro in quei primi anni: “il lavoro era duro, dodici, quattordici ore al giorno e la paga era bassa. Che ero brava lo capirono subito. A diciassette anni ero capo reparto di una squadra di dieci uomini e tutti mi davano retta!” (Cossu 2008 21).

Esterina dimostra fin dall’inizio una notevole intelligenza pratica: riceve molti premi di produzione e inizia presto a lavorare al montaggio dove le viene assegnata una moviola. Non le importa tanto del lato più spettacolare e glamour del cinema; i suoi interessi principali sono gli aspetti tecnici.

In un’intervista, parte del documentario La storia di Esterina (Milli Toja, 1995), ci dice che, come operaia specializzata, sapeva utilizzare perfettamente i proiettori e tutte le altre macchine e che ha seguito in prima persona l’evoluzione tecnologica del cinema nel corso del tempo.

Durante il 1920, Esterina sviluppa anche un coscienza politica, partecipando allo sciopero delle redattrici tenutasi a Torino in Piazza Vittorio Veneto (de Miro d’Ayeta 231).

Dopo la prima guerra mondiale il cinema italiano va in crisi: la nascita della UCI (Unione Cinematografica Italiana), un’organizzazione che comprende la maggior parte delle case di produzione, finisce per assorbire Itala Film e Roma si sostituisce gradualmente a Torino come città dove ha sede il cinema.

Esterina lotta per accettare questo cambiamento e continua la sua attività professionale a Torino. Divide il suo lavoro tra La Positiva e FERT (Fiori Enrico Roma Torino), una società costituita nel 1919, che, insieme con La Positiva, nel 1925 passa sotto il controllo di Stefano Pittaluga. Alla FERT, Esterina migliora ulteriormente le sue capacità tecniche, incontra e lavora con uno dei fondatori di Arri, progettisti e fornitori di attrezzature per il cinema per lavorare le pellicola cinematografica, e, con l’avvento del cinema sonoro, si specializza nella sincronizzazione audio (de Miro d’Ayeta 232).

Nonostante lo scoppio della seconda guerra mondiale, Esterina non ferma il suo lavoro e, in quel periodo, inizia a dare lezioni di montaggio ad un giovane Franco Cristaldi, il futuro produttore ed editore di Nuovo Cinema Paradiso (1988).

Dopo la fine della guerra, il nuovo proprietario della FERT, Catalucci, smantella gli studios di Torino per spostarli a Roma. Esterina e gli altri lavoratori formano una cooperativa per continuare la loro carriera, ma a causa delle difficoltà economiche la società chiude nel 1951.

Esterina trova lavoro alla FIAT. L’azienda decide di creare un dipartimento cinema progettato per produrre documentari e pubblicità per promuovere se stessa. Esterina viene chiamata per organizzare questo nuovo settore, coordinando i lavori che vengono commissionati a registi come Alessandro Blasetti e incontrando personalmente Walt Disney, che si congratula con lei per le sue capacità e competenze.

Nonostante i suoi numerosi riconoscimenti e le sue enormi responsabilità, il suo titolo, durante tutta la sua carriera, è sempre stato quello di operaia metalmeccanica.

La preoccupazione di Esterina non è stata quella di fare carriera, ma piuttosto quella di contribuire all’arte del cinema rimanendo al passo con i tempi, con le nuove macchine e con le soluzioni tecniche innovative.

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