Lindsay Lohan e la tutela del diritto di immagine del sosia nei videogiochi

Lindsay Lohan accusa i creatori di ‘Grand Theft Auto V’ di aver creato il personaggio di Lacey Jonas copiando le sue fattezze 

Parlando di  tutela del diritto di immagine del sosia, può essere citato il caso di Linsday Loahn. Una corte d’appello dello Stato di New York ha stabilito che “benchĂ© il personaggio le somigli, i disegnatori della Take-Two Interactive Software Inc non hanno utilizzato nĂ© il nome nĂ© l’immagine diretti della Lohan, realizzando un lavoro di fiction e satira” e dunque non hanno violato il suo diritto alla privacy.

Il videogioco ha dato vita ad un avatar non ispirandosi ad un’immagine reale della Lohan. La legge americana non riconosce alcuna tutela al diritto della persona, e semplicemente “evocare una somiglianza”, ad esempio usando la stessa pettinatura, la lunghezza dei capelli, una camicia bianca, un seno appariscente, fare il segno della pace, non sono elementi che possono dimostrare che il right of publicity di qualsivoglia attrice é stato violato.

Lindsay Lohan

Nessun uso pubblicitario: il videogioco non è equiparabile alla pubblicità negli Stati Uniti

La Corte d’Appello ha anche statuito che, anche se il videogioco avesse utilizzato l’immagine della Lohan copiandone le sembianze, riconoscendo una tutela del diritto di immagine del sosia, comunque non avrebbe violato alcuna legge e tantomeno il right of publicity, fattispecie descritta nel New York right of publicity statute. Secondo tale legge un videogioco non è equiparabile ad una pubblicitĂ  nel significato del New York Civil Rights Law § 50.

Invece il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce il diritto alla libertĂ  di espressione, è applicabile laddove prevede che un videogioco è in grado di creare una storia originale e unica, con propri personaggi, dialoghi, ambientazione, caratteristiche che, connesse con la capacitĂ  e bravura di chi gioca, lo rende un’opera originale e creativa di fiction e satira.  (…“[t]his video game’s unique story, characters, dialogue, and environment, combined with the player’s ability to choose how to proceed in the game, render it a work of fiction and satire.”)

Anche Kren Gravano aveva intentato una causa avente ad oggetto la tutela del diritto di immagine del sosia usato come avatar. Nella stessa sentenza i cinque giudici di Manhattan hanno anche respinto la causa da 40 milioni di dollari avviata, contro la Take-Two, da Karen Gravano, stella della serie tv americana ‘Mob Wives’, che ha seguito le vicende di mogli e figlie di alcuni criminali incarcerati per crimini di stampo mafioso. La donna, il cui stesso padre, Sammy Gravano, ha da tempo abbandonato i suoi affari illegali entrando in un programma di collaborazione per pentiti, aveva fatto causa agli sviluppatori di Rockstar Games per aver utilizzato le sue fattezze e la sua storia all’interno di una missione di Grand Theft Auto 5.

tutela del diritto di immagine del sosia

Come riportato da NY Daily News, la Gravano si sarebbe riconosciuta nel personaggio di Antonia Bottino, figlia dell’ex mafioso Sammy Bottino, divenuto collaboratore di giustizia in seguito ad un accordo con le forze dell’ordine, all’interno della missione “Burial”.  A causa di queste similitudini, è stato richiesto un risarcimento di 40 milioni di dollari, di cui 20 come danni punitivi.

“Nonostante il fatto che il querelante abbia il piĂą grande rispetto per gli scrittori e i creatori del videogioco Grand Theft Auto 5, la sua storia è unica ed è solo lei a poterla raccontare”.

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