5Pointz v. Wolkoff a New York: il graffitismo è arte o vandalismo?

Graffitismo arte o vandalismo?

Graffitismo arte o vandalismo

La Street Art è il nome dato dai media per comprendere quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici e in strada. La Street Art nasce come forma di sovversione, critica o come tentativo di rispondere ai condizionamenti della proprietà privata, rivendicando la libertà di intervenire nelle strade e nelle piazze. Dal punto di vista della street art le città diventano i luoghi in cui poter esprimere emozioni ed esperienze attraverso la creazione di opere visibili a tutti gratuitamente.

Nel mese di giugno di quest’anno, nove artisti del 5Pointz, il collettivo che aveva come sede un magazzino di Long Island City, la cossiddetta mecca dei graffiti, hanno annunciato la loro causa contro il proprietario dell’edificio, Mr. Jerry Wolkoff, per l’imbiancatura delle loro opere avvenuta durante la notte di un lontano novembre 2013.

A quell’epoca i 5Pointz ci hanno provato a fermre l’imbianchino, ma hanno perso la causa e sono stati cancellati. Il dio denaro e l’ennesima speculazione hanno avuto la meglio su un movimento artistico spontaneo e molto apprezzato a New York. Nonostante una dimostrazione con centinaia di persone che aveva fatto sperare che i 5Pointz sarebbero stati salvati, l’edificio è stato imbiancato.

E così, anni dopo, TOOFLY (Maria Castillo), Jimmy C (James Cochran), Ismaele (Luis Gomez), FCEE (Bienbenido Guerra), Patch Whiskey (Richard Miller), Semor (Kai Niederhausen), PANIC (Rodney Rodriguez), Carlo Nieva, e Kenji Takabayash – gli artisti – ci riprovano e chiedono il risarcimento dei danni in denaro per le devastanti perdite causate dall’improvvisa distruzione dei loro murales.

Sono gli ultimi a tentare di avere la meglio contro Mr. Gerald Wolkoff, imprenditore e proprietario di quello che era il 5Pointz del Queens, l’ultimo tempio dei graffiti di New York completamente distrutto per far spazio a un condominio di lusso.

L’accusa che si muove? Aver “distrutto, mutilato, modificato e deturpato ognuna delle opere d’arte installate sui muri di 5Pointz senza dare avviso in un periodo di 90 giorni precedente la distruzione del sito” e precedentemente a quella celebre imbiancatura avvenuta dal giorno alla notte, nel novembre 2013.

Wolkoff dal canto suo aveva spiegato che il progetto immobiliare avrebbe trasformato il quartiere da deserto virtuale a nuovo centro. Dopo la demolizione sembra davvero un deserto, ma è dal 1993 che il 5Pointz era centro di creatività e movimento. Tra gli artisti c‘era stato, per esempio, Jonathan Cohen e diversi artisti venuti a dipingere da Kazakistan, Australia, Giappone e Brasile; Donna Karan aveva utilizzato i murales per servizi fotografici delle sue collezioni e ne aveva riportato le immagini in Madison Avenue; la cantante Joss Stone ci girò il video di una delle sue canzoni.

Insomma, forse, se l’accusa reggerà, potrà esserci una postilla in favore degli artisti: si chiama Visual Artists Rights Act (VARA) e tutelerebbe proprio l’arte maltrattata. Quale sarà l’indennizzo non si sa, ma quel che è certo è che il 5Pointz e i suoi graffiti sono andati distrutti.

Seguire l’esito della vicenda potrebbe essere interessante per chi pensa che i graffiti non siano un atto vandalico ma vera e propria arte. Certo dovrebbero essere meglio definiti i parametri e i criteri per la tutela dei graffiti. Da quando esistono, i pensieri si dividono tra chi vuole che la città resti pulita da ogni tipo di scritta e tra chi invece ha reso loro disponibili delle zone urbane, così che i graffitari possano esprimere la propria arte. Certo sarebbe un bel riconoscimento per gli artisti del writing se gli artisti del 5Pointz ottenessero un risarcimento per aver perso le loro opere.

In italia ci sono municipalità che riconoscono valore artistico ai graffiti e che organizzano manifestazioni e rendono disponibili spazi per far realizzare le loro opere agli artisti. A Roma c’è la mappa della street art che segnala 330 opere in 150 strade di trenta quartieri romani. Lo slogan dell’iniziativa, realizzata dall’assessorato alla Cultura e da Zètema Progetto Cultura, e che sarà distribuita in 50 mila copie in tutti i PIT (punti turistici informativi) di Roma, è “Cambia prospettiva. La strada è il tuo nuovo museo”: l’idea è proprio segnalare – in una città come Roma, dove l’arte è soprattutto antichissima e i graffiti sono stati considerati a lungo simbolo di degrado – percorsi turistici alternativi, con un nuovo punto di vista non archeologico ma rivolto all’arte contemporanea e urbana, che passa dai quartieri storici e centrali come Testaccio a quelli periferici come San Basilio e Tor Bella Monaca.

Foto via flickr

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