Pensione artisti INPS: quando la pensione diventa un incubo: la battaglia degli artisti italiani contro l’INPS

Oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma si è tenuto un convegno che ha acceso i riflettori su una questione tanto complessa quanto drammatica: centinaia di artisti, attori e lavoratori dello spettacolo si stanno vedendo decurtare le pensioni che avevano già ottenuto per via giudiziaria.

Da Stefania Sandrelli a Massimo Boldi, da Luca Ward a Gianmarco Tognazzi: oltre 80 professionisti hanno firmato una lettera per denunciare quello che definiscono uno “scippo” ai danni di chi ha lavorato una vita sui palcoscenici, davanti alle telecamere o dietro le quinte.

Ma cosa sta succedendo? E perché una questione previdenziale così tecnica riguarda tutti noi, anche chi non lavora nel mondo dello spettacolo?

Pensione artisti: una storia complicata dall’ENPALS all’INPS

Per capire il problema, dobbiamo fare un passo indietro. Fino al 2011, i lavoratori dello spettacolo versavano i contributi all’ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo), un ente pensionistico specifico per chi lavora in questo settore.

Nel 2012, l’ENPALS è stato soppresso e tutto è confluito nell’INPS, che ha assorbito la gestione delle pensioni di attori, ballerini, musicisti, registi, tecnici, truccatori e tutte le altre figure professionali del mondo dello spettacolo.

Il problema? La pensione degli artisti si calcola in modo molto particolare, diverso da quella dei normali lavoratori dipendenti. E qui entra in gioco il misterioso termine “Quota B“.

La Quota B: il cuore della questione pensione artisti

La pensione dei lavoratori dello spettacolo è composta da diverse “quote”:

  • Quota A: calcolata sui contributi versati fino al 1992
  • Quota B: calcolata sui contributi dal 1993 al 1995 (o fino al 2011, a seconda dei casi)
  • Quota C: calcolata con il sistema contributivo per i periodi successivi

La Quota B è quella che ha scatenato la battaglia legale. Il problema sta nel modo in cui l’INPS (prima ENPALS) ha calcolato questa quota per migliaia di pensionati.

Secondo centinaia di sentenze di tribunali di tutta Italia, l’INPS aveva sbagliato il calcolo, liquidando pensioni più basse di quelle dovute. Per anni, dal 2014 in poi, i lavoratori dello spettacolo hanno fatto causa all’INPS e hanno vinto in massa: Tribunali e Corti d’Appello di tutta Italia hanno dato ragione agli artisti, condannando l’INPS a ricalcolare le pensioni e a pagare gli arretrati.

Il colpo di scena: la sentenza della Cassazione

Tutto sembrava risolto. Gli artisti ricevevano finalmente le pensioni corrette. Poi, il 29 dicembre 2022, è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione che ha ribaltato la situazione.

La Cassazione ha dato ragione all’INPS, stabilendo che l’interpretazione della normativa sulla Quota B era quella dell’istituto previdenziale, non quella dei tribunali inferiori.

Risultato? L’INPS ha iniziato a:

  • Revocare gli aumenti pensionistici già concessi
  • Recuperare le somme già pagate negli anni precedenti
  • Decurtare gli assegni pensionistici mensilmente per recuperare il “debito”

L’assurdo: non tutti sono stati colpiti

Ecco il punto più paradossale della vicenda: non tutti i pensionati sono stati toccati dai recuperi.

Come ha spiegato Luca Ward nell’appello firmato dagli artisti: “Oggi ci sono pensionati che continuano e per loro fortuna continueranno a ricevere l’assegno con la maggiorazione a suo tempo sancita dai vari tribunali, e chi invece vede decurtata la propria pensione con la dicitura di ‘somme indebitamente percepite'”.

In pratica, a seconda di quando è stata fatta causa, in quale città e quando è arrivata la sentenza della Cassazione, alcuni artisti continuano a ricevere la pensione “corretta” (quella stabilita dai tribunali), mentre altri si vedono ridurre drasticamente l’assegno mensile.

Perché questa storia riguarda tutti

“Attenzione, oggi è toccato a noi, ma domani sicuramente toccherà anche a voi”, ha ammonito Luca Ward.

 

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E non è un’esagerazione. Questa vicenda solleva questioni che vanno oltre il mondo dello spettacolo:

  1. Sicurezza giuridica: come può un pensionato fidarsi del sistema se ciò che viene stabilito da decine di sentenze può essere ribaltato anni dopo?
  2. Certezza dei diritti: chi ha ottenuto una sentenza favorevole e ha ricevuto per anni una pensione più alta, l’ha spesa. Come può ora restituire somme ingenti?
  3. Discontinuità lavorativa: il caso degli artisti evidenzia quanto sia difficile costruire una pensione decente quando si lavora “a chiamata”, come sempre più lavoratori oggi (riders, stagisti, collaboratori).

La proposta di legge bloccata

Per cercare di risolvere il problema, nell’aprile 2023 l’onorevole Federico Mollicone ha presentato una risoluzione poi trasformata nella proposta di legge n. 1793, che mira a correggere il criterio di calcolo della Quota B.

La proposta è stata incardinata in Commissione Lavoro il 31 luglio 2024, ma da allora non si è mossa di un millimetro.

Nel frattempo, come denuncia Gianmarco Tognazzi, portavoce dei lavoratori dello spettacolo: “Siamo privati della gran parte della contribuzione versata. Il sistema INPS è assurdo: a me 40 anni di diritti negati”.

Il grido d’allarme: “Rischiamo il lastrico”

Non stiamo parlando di star milionarie. Come ha sottolineato Tognazzi rispondendo a chi pensa che gli artisti siano tutti ricchi: la maggior parte di chi lavora nello spettacolo ha carriere discontinue, guadagni saltuari, periodi di disoccupazione.

La pensione per loro è spesso l’unico reddito sicuro dopo decenni di contributi versati con sacrificio. Vedersi decurtare l’assegno di centinaia di euro al mese, quando ormai non si lavora più, significa davvero rischiare la povertà.

Cosa chiedono gli artisti

Le richieste sono chiare:

  1. Approvazione rapida della proposta di legge che corregga il calcolo della Quota B
  2. Blocco immediato dei recuperi da parte dell’INPS
  3. Una legge di interpretazione autentica che chiarisca definitivamente come va calcolata la pensione
  4. Riconoscimento dell’errore da parte dell’INPS, che secondo gli artisti ha applicato male la normativa per anni

Come ha sottolineato Gianmarco Tognazzi: “L’INPS deve fare mea culpa, anziché difendere a oltranza l’operato dell’ex Enpals, che era un piccolo ente previdenziale, gestito come se fosse una cosa di famiglia e non un ente previdenziale pubblico”.

Il convegno di oggi

L’incontro “Diritti in Scena: previdenza e recuperi INPS agli Artisti Interpreti Esecutori“, organizzato dal NUOVO IMAIE (l’ente che tutela i diritti degli artisti interpreti ed esecutori), ha visto la partecipazione di:

  • Andrea Miccichè, presidente NUOVO IMAIE
  • On. Federico Mollicone, presidente della VII Commissione Cultura della Camera
  • Avv. Federica Murineddu, legale che difende decine di artisti
  • On. Matteo Orfini, componente VII Commissione Cultura

Erano stati invitati anche il Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone e l’On. Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro, ma non risulta che abbiano partecipato.

Una battaglia di tutti

Come ha detto l’avvocato Murineddu, che difende decine di artisti in questa battaglia: “Questi errori gravano su precari. È una battaglia di tutti”.

Perché in un’epoca in cui sempre più persone lavorano in modo discontinuo, con contratti a termine, partite IVA intermittenti e carriere frammentate, il caso degli artisti dello spettacolo è uno specchio del futuro del lavoro.

Se lo Stato può decidere, anni dopo che i tribunali hanno dato ragione ai cittadini, di riprendersi indietro ciò che ha versato, allora nessuna pensione è davvero sicura.

Come seguire la vicenda

La battaglia legale e politica continua. Chi vuole seguire gli sviluppi può:

  • Consultare il sito del NUOVO IMAIE (nuovoimaie.it) per aggiornamenti
  • Seguire i lavori parlamentari sulla proposta di legge n. 1793
  • Informarsi attraverso le associazioni di categoria

Per approfondimenti:


Articolo a cura di dandi.media – Per assistenza legale su questioni previdenziali nel settore dello spettacolo, contatta il nostro team.

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Sono Claudia Roggero, avvocata specializzata in Proprietà Intellettuale, Diritto d’Autore e dello Spettacolo. La mia missione non è solo guidarti attraverso il labirinto normativo che governa il mondo delle arti, della musica, dell’audiovisivo, dell’editoria e del digitale. Con bravura ed una competenza d’eccellenza, mi dedico a trasformare le complessità legali in opportunità strategiche, sempre con un approccio profondamente umano.

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