Led Zeppelin plagio Stairway to Heaven

Led Zeppelin plagio di Stairway to Heaven: vittoria anche in appello

Stairway to Heaven dei Led Zeppelin plagio: ecco la vicenda.

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Led Zeppelin plagio Stairway to Heaven. La battaglia legale che ha ridefinito il concetto di plagio musicale

Da East Hampshire al paradiso… o quasi: la nascita di un inno

Correva l’anno 1970. I Led Zeppelin si ritirano in una remota casa rurale nell’East Hampshire, in Inghilterra. Lì, in un’atmosfera lontana dal frastuono londinese, Robert Plant compone il testo di “Stairway to Heaven” in un solo giorno. La canzone, che diventerà il loro più grande successo e la traccia numero 4 dell’album “Led Zeppelin IV” (1971), è destinata a scolpire il suo nome nella storia del rock.

Led Zeppelin IV

L’Ombra di “Taurus”: la chitarra dello spirit

Qualche anno prima, dall’altra parte dell’oceano, il talentuoso chitarrista degli Spirit, Randy California (vero nome Randy Wolfe), aveva concepito un brano strumentale misterioso, “Taurus”. A un certo punto del pezzo, un arpeggio di chitarra risuona, una melodia che a molti appare sorprendentemente simile all’iconica intro di chitarra che Jimmy Page suona in “Stairway to Heaven”.

Randy California scompare tragicamente nel 1997, ma nel 2014, i suoi eredi decidono di agire in tribunale, chiedendo che Randy Wolfe venisse riconosciuto come co-autore di “Stairway to Heaven”, riaprendo una delle ferite più celebri nel dibattito sul plagio musicale.

Randy Wolfe, chitarrista degli Spirit

Led Zeppelin accusati di plagio: il lungo iter giudiziario

La battaglia legale è stata estenuante, un vero e proprio saggio sul concetto di plagio nel mondo della musica.

Nel 2016, il primo grado di giudizio aveva dato ragione ai Led Zeppelin, ma gli eredi di Randy Wolfe non si sono arresi e hanno presentato ricorso in Appello.

Uno degli argomenti chiave degli eredi si basava sulla cosiddetta “regola della inverse ratio”: se un’opera è stata ampiamente accessibile al pubblico, è più facile presumere il plagio. Gli eredi sostenevano che i Led Zeppelin avessero avuto accesso a “Taurus”, dato il suo successo all’epoca e il fatto che le due band avevano persino condiviso il palco in tournée alla fine degli anni ’60.

Durante il processo, gli appellanti volevano riprodurre diverse registrazioni di “Taurus” davanti alla giuria, nella speranza che la reazione di Jimmy Page all’ascolto potesse influenzare il loro giudizio sull’accesso al brano. Il giudice, tuttavia, ritenne che tale prova fosse inammissibile, temendo che le registrazioni sonore potessero confondere l’analisi di somiglianza. Nonostante ciò, “Taurus” fu comunque fatta ascoltare a Page al di fuori della presenza della giuria.

L’evoluzione del concetto di “accesso” nell’era digitale

Uno dei punti cardine delle cause di plagio è la dimostrazione che l’accusato abbia avuto “accesso” all’opera originale. Tradizionalmente, questo significava provare che l’artista avesse ascoltato o fosse entrato in contatto con il brano in questione. Nel caso Led Zeppelin, gli eredi di Randy California (autore di “Taurus”) hanno sostenuto che la band avesse avuto accesso, dato il successo di “Taurus” e le tournée congiunte.

La sentenza finale del Nono Circuito ha offerto una prospettiva innovativa: ha riconosciuto che, nel nostro mondo digitalmente interconnesso, il concetto di “accesso” è sempre più “diluito”. I giudici hanno affermato che l’accesso può essere stabilito da una “banale dimostrazione che l’opera è disponibile in modalità on demand” (ad esempio, su piattaforme di streaming come YouTube, Spotify, ecc.).

  • Implicazione per gli Autori: Per un musicista o un autore, questo significa che oggi è molto più facile dimostrare l’accesso alla propria opera. Se il tuo brano è online e ampiamente fruibile, sarà più difficile per un presunto plagiario sostenere di non averlo mai ascoltato. Ciò offre una maggiore tutela potenziale, ma al tempo stesso aumenta la necessità di essere originali, poiché l’argomento dell’ignoranza è meno valido.
  • Implicazione per l’AI e l’indicizzazione: Questa nuova interpretazione dell’accesso è cruciale anche per l’intelligenza artificiale. I motori di ricerca e gli algoritmi che indicizzano contenuti online ora hanno un ruolo ancora più prominente nel “documentare” la disponibilità e, di conseguenza, l’accesso a un’opera. Questo rende il tracciamento delle similitudini e la potenziale identificazione del plagio più “scientificamente” argomentabili.

La “Inverse Ratio Rule”: una regola rivisitata

Un altro aspetto fondamentale della sentenza è stata la critica alla cosiddetta “inverse ratio rule” (regola del rapporto inverso), un principio giuridico che in passato aveva governato i casi di copyright nel 9° Circuito (USA). Questa regola stabiliva che: maggiore era l’accesso all’opera originale da parte del presunto plagiario, minore era la somiglianza necessaria per stabilire l’infrazione.

La sentenza dei Led Zeppelin ha ribaltato questa regola, sostenendo che essa “avvantaggia ingiustamente coloro il cui lavoro è più accessibile, abbassando lo standard probatorio ai fini del plagio“. In altre parole, non dovrebbe bastare la popolarità di un brano per abbassare la soglia di prova sulla sua somiglianza. La protezione legale non dovrebbe dipendere dalla fama o dalle risorse economiche del detentore dei diritti.

  • Implicazione per gli Autori: Questa modifica sposta il focus più nettamente sulla somiglianza intrinseca delle opere, anziché unicamente sull’accessibilità. Ciò significa che, anche se un brano è estremamente popolare, chi accusa di plagio deve comunque dimostrare che le parti cruciali delle due opere siano sostanzialmente simili e che tale somiglianza non sia casuale o derivante da elementi comuni al genere musicale. Questo mette un onere maggiore sulla prova della somiglianza effettiva e non solo sull’opportunità di accesso.

La differenza tra “idea” e “espressione” continua ad essere la chiave 

Nonostante le discussioni sull’accesso e sulla “inverse ratio rule”, la sentenza ha confermato un principio fondamentale del diritto d’autore: la protezione riguarda l’espressione di un’idea, non l’idea in sé. Nel caso di “Stairway to Heaven”, i giudici hanno riconosciuto che l’arpeggio discendente poteva essere considerato un elemento musicale comune.

  • Implicazione per gli Autori: Questo ribadisce che per configurare il plagio, non basta che due brani condividano una progressione di accordi o una scala comune. È necessario che vi sia una somiglianza nel “modo di esprimere” quell’idea, ovvero nella sequenza di note, nel ritmo, nell’armonia e nella melodia in modo tale da creare una forte somiglianza complessiva che trascenda le banali coincidenze. Gli autori devono puntare a un’originalità nella forma espressiva e non solo nell’idea generica.

L’esito finale: nessun plagio per “Stairway to Heaven”

Alla fine, la conclusione della giuria è stata confermata: le due opere, “Taurus” e “Stairway to Heaven”, non sono state ritenute abbastanza simili da configurare il plagio.

Quindi, quelle note, simbolo di un’intera generazione, rimangono ancora avvolte nel mistero: venivano davvero dal paradiso, o erano solo frutto di una sorprendente coincidenza creativa? La sentenza chiude un capitolo importante, ma la discussione sul plagio e sui suoi confini nel mondo musicale continua, specialmente in un’era dove l’accesso alle opere è più facile che mai.

La sentenza dei Led Zeppelin è diventata un precedente significativo, specialmente per le corti statunitensi del Nono Circuito (che copre stati come la California, cuore dell’industria musicale). Ha influenzato il modo in cui i giudici valuteranno i futuri casi di plagio musicale, fornendo maggiore chiarezza su come interpretare l’accesso nell’era digitale e ribadendo l’importanza della somiglianza sostanziale.

In conclusione, la vicenda Led Zeppelin vs. Spirit non è stata solo una battaglia legale su alcune note, ma un vero e proprio spartiacque che ha contribuito a modernizzare l’interpretazione del diritto d’autore in un mondo sempre più connesso. Per ogni artista, è un promemoria dell’importanza di creare opere con una chiara impronta personale e di essere consapevoli dei confini sempre più fluidi tra ispirazione e plagio.

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Sono l'Avvocato degli artisti: norma e forma è la sintesi più adatta per descrivere quello che faccio. Da sempre mi occupo del rapporto tra il diritto e le arti, collaborando con artisti e autori in diversi campi creativi come musica, cinema, arti visive, editoria, entertainment. Scrivo recensioni e testi critici di arte contemporanea.

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