La storia delle Lijadu Sisters, le gemelle nigeriane pioniere dell’afrobeat, offre uno spaccato illuminante sulle complessità del diritto d’autore nella musica contemporanea. Il loro caso, che ha visto il sampling non autorizzato del loro brano “Life’s Gone Down Low” da parte del rapper Nas, rappresenta un perfetto esempio di come la tutela dei diritti musicali sia spesso trascurata, soprattutto quando riguarda artisti africani degli anni ’70.
La straordinaria storia delle gemelle Lijadu
Kehinde e Taiwo Lijadu, nate il 18 settembre 1948 a Ibadan, la terza città più grande della Nigeria, sono state figure rivoluzionarie nel panorama musicale africano. Cugine di secondo grado del leggendario Fela Kuti, le sorelle hanno costruito la loro carriera musicale in un’epoca in cui era rarissimo trovare donne al centro della scena pop nigeriana.
Tra il 1969 e il 1979, le Lijadu Sisters hanno pubblicato quattro album che mescolavano funk acido, soul, afrobeat, reggae, jam psichedeliche all’organo e groove disco irresistibili. I loro dischi “Iya Mi Jowo” (“Mother, Please”), “Danger”, “Sunshine” e “Horizon Unlimited”, pubblicati dalla subsidiaria Afrodisia della Decca, sono rimasti nell’ombra per decenni prima di essere ufficialmente ristampati nel 2012.
Un’identità musicale unica
Le gemelle hanno iniziato a cantare insieme dall’età di 10 anni, influenzate dalla madre che procurava loro dischi di Elvis Presley, Ella Fitzgerald, Beatles e Cliff Richard. Come dichiararono in seguito, “non ci siamo mai limitate nei generi musicali”. Questa apertura mentale si rifletteva nella loro produzione, che spaziava dal jazz al rock, passando per il soul occidentale, sempre con una sensibilità tipicamente africana.
La loro musica non era solo intrattenimento: le Lijadu Sisters utilizzavano la loro arte come strumento di denuncia politica. Il loro brano cult afrobeat “Orere Elejigbo” parla di “trouble in the streets”, invitando a “combattere” e sollecitando l’élite al potere a prendersi cura del proprio popolo. “Cashing In” era un attacco diretto ai politici corrotti, mentre “Danger” rifletteva l’incertezza politica della Nigeria degli anni ’70.
Il caso del sampling non autorizzato
Nel 2006, il rapper americano Nas ha campionato “Life’s Gone Down Low” delle Lijadu Sisters senza autorizzazione, utilizzando il titolo originale per il suo brano. Questo episodio rappresenta un caso emblematico di violazione del diritto d’autore nel panorama musicale internazionale.
La legislazione italiana sul sampling
In Italia, il diritto d’autore musicale è regolamentato dalla Legge 22 aprile 1941, n. 633, che protegge le opere dell’ingegno di carattere creativo appartenenti alla letteratura, alla musica e alle arti. Anche l’utilizzo di campionamenti (sampling) di brani esistenti rientra in questa categoria e richiede generalmente autorizzazione.
La legislazione italiana è chiara: non puoi campionare musica senza il permesso, indipendentemente dalla lunghezza del sample. Contrariamente a false credenze diffuse nel mondo della produzione musicale, non esiste una “regola dei 6 secondi” che permetta il campionamento libero di brevi frammenti.
La posizione della Corte di Giustizia europea
La Corte di Giustizia si è pronunciata riguardo la tecnica del sampling per presunta violazione dei diritti, stabilendo che è lecito campionare brevi frammenti di musica coperta da copyright se “non competano direttamente con il lavoro che è stato campionato”.
L’impatto economico della violazione
La reazione delle Lijadu Sisters al sampling non autorizzato di Nas è stata eloquente: “Non possiamo perdonarlo”, hanno dichiarato, aggiungendo però con filosofia tipicamente africana: “Se altre persone vogliono usare la tua roba, significa che hai fatto qualcosa di buono”.
Questa dichiarazione nasconde una realtà più complessa: per artisti come le Lijadu Sisters, che hanno vissuto decenni nell’oscurità, il mancato riconoscimento economico e legale rappresenta una doppia ingiustizia. Non solo i loro diritti d’autore sono stati violati, ma hanno perso anche l’opportunità di monetizzare la loro creazione attraverso royalties e riconoscimento pubblico.
La riscoperta tardiva
Le Lijadu Sisters hanno dovuto aspettare fino al 2012 per vedere i loro album ufficialmente ristampati da Knitting Factory Records. Il documentarista Wills Glasspiegel le aveva rintracciate nel loro piccolo appartamento di Harlem, portandole all’attenzione dell’etichetta che aveva già ristampato con successo il catalogo di Fela Kuti.
Il fenomeno della reissue culture
La “cultura della ristampa” degli anni 2000 ha portato alla riscoperta di molti artisti africani vintage, ma stranamente la storia delle Lijadu Sisters era rimasta in gran parte inascoltata. Questo fenomeno evidenzia come spesso la proprietà intellettuale degli artisti africani sia stata sottovalutata o completamente ignorata dall’industria musicale occidentale.
Lezioni per la tutela del diritto d’autore
Il caso delle Lijadu Sisters offre importanti insegnamenti per la tutela del diritto d’autore musicale:
Importanza della registrazione preventiva
Il diritto d’autore nasce automaticamente con la creazione dell’opera: non c’è nessuna formalità amministrativa da seguire per ottenerne il riconoscimento. Tuttavia, avere documentazione adeguata facilita enormemente la tutela legale in caso di violazioni.
Monitoraggio attivo dell’uso delle opere
Gli artisti e i loro rappresentanti devono monitorare attivamente l’uso delle loro opere, specialmente nell’era digitale dove il campionamento è diventato pratica comune nell’hip-hop e nella musica elettronica.
Valore della consulenza specializzata
La complessità delle normative internazionali sul diritto d’autore rende essenziale l’assistenza di professionisti specializzati. Nel caso delle Lijadu Sisters, una tutela legale tempestiva avrebbe potuto garantire riconoscimento economico e artistico molto prima della loro riscoperta negli anni 2010.
L’eredità artistica e legale
Kehinde Lijadu è morta il 9 novembre 2019 all’età di 71 anni, segnando la fine di una partnership musicale straordinaria. La loro storia dimostra come il diritto d’autore non sia solo una questione tecnica, ma uno strumento fondamentale per garantire che gli artisti ricevano il giusto riconoscimento per la loro creatività.
Le Lijadu Sisters erano più di semplici musiciste: erano architetti cruciali della musica pop dell’Africa occidentale, pioniere dell’empowerment femminile in un settore dominato dagli uomini, e attiviste politiche che usavano la musica per sensibilizzare la società. La loro eredità artistica merita una tutela legale all’altezza del loro contributo culturale.
Conclusioni: verso una maggiore consapevolezza
Il caso delle Lijadu Sisters evidenzia la necessità di una maggiore sensibilità verso i diritti degli artisti, specialmente quelli provenienti da contesti non occidentali. In un’epoca in cui la musica viaggia istantaneamente attraverso confini e culture, la tutela del diritto d’autore diventa uno strumento di giustizia sociale oltre che di protezione economica.
La loro storia ci insegna che dietro ogni campionamento c’è un artista che merita riconoscimento, rispetto e compenso per la propria creatività. È responsabilità di produttori, etichette e artisti assicurarsi che questo riconoscimento arrivi, meglio se prima che passino decenni nell’oblio.
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