De Gregori causa la Zingara: quando la citazione non è plagio musicale

De Gregori causa la Zingara: quando la citazione non è plagio musicale

Il mondo della musica è ricco di ispirazioni e omaggi, ma il confine con il plagio musicale può essere sottile. Una delle sentenze più celebri in Italia riguarda proprio un caso che ha visto protagonista Francesco De Gregori e il brano “Prendi questa mano, zingara”. Un episodio che ci aiuta a capire quando una somiglianza è un’offesa al copyright e quando, invece, è solo una citazione legittima.

Il contenzioso: De Gregori vs. “Zingara”

Tutto ha inizio nel 1996, quando Francesco De Gregori pubblica nell’album “Prendere e lasciare” la canzone intitolata “Prendi questa mano, zingara”. Il problema? Il titolo e i primi due versi richiamavano in modo quasi identico un brano del 1969, il celebre successo “Zingara”, scritto da Enrico Riccardi e Luigi Albertelli.

La somiglianza era innegabile:

  • Testo originale “Zingara”: “Prendi questa mano, zingara, dimmi pure che destino avrò.”
  • Testo di De Gregori: “Prendi questa mano, zingara, dimmi pure che futuro avrò.”

Quella singola parola di differenza (“futuro” al posto di “destino”) non è bastata a evitare l’accusa. Riccardi e Albertelli hanno citato in giudizio De Gregori, chiedendo al Tribunale di Roma di bloccare la diffusione e la commercializzazione del suo brano per plagio musicale.

I gradi di giudizio: tra Plagio e citazione

Il percorso legale è stato tortuoso:

  • Primo Grado: Il Tribunale di Roma ha inizialmente accolto la domanda dei querelanti, riconoscendo il plagio musicale.
  • Appello: La Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza. Pur ammettendo l’identità dei primi due versi (salvo la parola chiave), ha evidenziato come il resto del testo e la parte musicale del brano di De Gregori fossero completamente diversi. La Corte ha qualificato l’operazione non come plagio, ma come una “citazione”.

A sostegno della decisione, è stato invocato l’articolo 10, terzo comma, della Legge sul Diritto d’Autore, che stabilisce la liceità delle citazioni. Questa norma permette di riprendere frammenti di opere già rese pubbliche, a condizione che siano conformi ai “buoni usi” e giustificate dallo scopo, menzionando sempre la fonte e l’autore originale.

La sentenza storica della Cassazione: uno “scarto semantico” decisivo

Riccardi e Albertelli non si sono arresi e hanno presentato ricorso in Cassazione. La sentenza della Corte di Cassazione, depositata il 19 febbraio 2015 (n. 3340), ha messo la parola fine alla vicenda, dando ragione a De Gregori.

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale sul plagio musicale:

“…in tema di plagio di un’opera musicale, un frammento poetico- letterario di una canzone che venga ripreso in un’altra non costituisce di per sé plagio, dovendosi accertare, da parte del giudice di merito, se il frammento innestato nel nuovo testo poetico-letterario abbia o meno conservato una identità di significato poetico-letterario ovvero abbia evidenziato, in modo chiaro e netto, uno scarto semantico rispetto a quello che ha avuto nell’opera anteriore.”

In pratica, la Cassazione ha riconosciuto che, nonostante la somiglianza iniziale, la canzone di De Gregori doveva essere considerata una nuova opera. Il piccolo inserto testuale, pur identico, aveva acquisito un significato artistico del tutto diverso nel contesto della nuova canzone, che trattava di “tematiche completamente diverse” rispetto all’originale “Zingara”.

Conclusione: un precedente importante per il plagio musicale

Il caso “De Gregori causa la zingara” è diventato un precedente importante nel diritto d’autore italiano. Ha stabilito che non basta la riproduzione di un breve frammento testuale per configurare il plagio musicale, se l’opera nel suo complesso (testo e musica) è originale e se il frammento citato assume un significato artistico nuovo all’interno del nuovo contesto.

In questo caso, “Zingara” di Riccardi e Albertelli non è stata plagiata, ma solo citata da De Gregori, in un modo che ha permesso alla sua opera di essere considerata un’espressione creativa autonoma.

In termini pratici

La sentenza del caso “De Gregori vs. La Zingara” offre una lezione fondamentale e molto utile per ogni musicista, autore o compositore che lavora in un’industria in cui ispirazione e omaggi sono all’ordine del giorno.

Ecco cosa insegna in termini pratici:

Non è plagio se l’opera è nuova nel suo insieme.

La Corte ha stabilito che non basta copiare un breve frammento di testo (o, per estensione, una breve sequenza musicale) per essere accusati di plagio. La cosa più importante è che la tua nuova opera sia originale nel suo complesso, sia nel testo che nella musica. Se la melodia e il resto del testo sono completamente diversi, una breve somiglianza non è un problema.

Il “significato” del frammento è cruciale

Il punto chiave della sentenza è il concetto di “scarto semantico”. Ciò significa che anche se riprendi una frase identica, se nel contesto della tua canzone quella frase acquisisce un significato completamente nuovo, non si tratta di plagio. L’opera di De Gregori è stata giudicata originale perché ha usato la frase “Prendi questa mano, zingara” in un contesto artistico e tematico diverso rispetto all’originale.

Citare è lecito, copiare no

Il caso ha tracciato una linea chiara tra una citazione (un omaggio, un riferimento che arricchisce la nuova opera) e il plagio (un’imitazione che cerca di confondere o di sfruttare il successo altrui).

In sintesi, il messaggio per i musicisti è: Non avere paura di rendere omaggio a un artista che ammiri o di citare un brano famoso. L’importante è che il tuo lavoro sia originale e che il “prestito” sia solo un piccolo dettaglio che contribuisce a creare un’opera d’arte nuova, unica e inconfondibile.

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Sono Claudia Roggero, avvocata specializzata in Proprietà Intellettuale, Diritto d’Autore e dello Spettacolo. La mia missione non è solo guidarti attraverso il labirinto normativo che governa il mondo delle arti, della musica, dell’audiovisivo, dell’editoria e del digitale. Con bravura ed una competenza d’eccellenza, mi dedico a trasformare le complessità legali in opportunità strategiche, sempre con un approccio profondamente umano.

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