L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) ha sollevato profonde preoccupazioni nel settore del doppiaggio, un’industria che si basa sull’arte e sulla creatività della voce umana. I problemi sono molteplici e toccano aspetti etici, legali e occupazionali.
La minaccia occupazionale e la perdita di arte
Il rischio più evidente è la sostituzione dei professionisti. Con l’IA in grado di clonare voci e riprodurre intonazioni con un realismo crescente, le case di produzione potrebbero optare per soluzioni a basso costo, escludendo doppiatori, dialoghisti e direttori. Questo non solo danneggerebbe l’occupazione, ma impoverirebbe l’arte del doppiaggio. I doppiatori sostengono che un’IA, pur potendo imitare una voce, non è in grado di veicolare l’empatia, le sfumature emotive e l’interpretazione artistica che solo un attore umano può offrire.
Doppiaggio e diritto d’autore: uso non autorizzato della voce
Un altro problema cruciale è l’uso non autorizzato della voce per addestrare i modelli di IA. La voce di un doppiatore è un dato biometrico, unico e personale. Se una voce viene registrata e utilizzata per creare una “copia digitale” senza il consenso dell’artista, si verifica un vero e proprio furto d’identità. Per questo motivo, molti sindacati e associazioni di categoria, come l’ANAD in Italia, stanno spingendo per l’introduzione di clausole contrattuali specifiche che vietino l’uso non concordato delle voci per scopi di intelligenza artificiale.
Le risposte dell’industria e la ricerca di soluzioni
In risposta a queste minacce, l’industria sta cercando soluzioni su più fronti. Il sindacato americano SAG-AFTRA, ad esempio, ha siglato accordi che prevedono compensi equi e controllo sull’utilizzo dei dati vocali. In Italia, sono stati avviati dibattiti e audizioni parlamentari per discutere una regolamentazione dell’IA che tuteli il diritto d’autore e l’integrità artistica. La soluzione, quindi, non risiede solo nella tecnologia, ma in un approccio combinato tra legislazione chiara, contratti specifici e un maggiore riconoscimento del valore creativo della voce umana.
La tutela dei diritti d’autore nel doppiaggio parte da contratti più solidi. È fondamentale che gli accordi con le piattaforme di streaming definiscano in modo chiaro e dettagliato l’uso e la durata della pubblicazione dell’opera doppiata, garantendo un’adeguata remunerazione per tutti i professionisti coinvolti. Inoltre, accordi collettivi per dialoghisti, direttori del doppiaggio e doppiatori possono assicurare condizioni economiche e diritti più equi, soprattutto in un mercato globale come quello digitale.
Qualsiasi doppiaggio non può non essere falso e artisticamente nullo, se non altro perchè ogni lingua possiede certi gesti espressivi e organici che sono caratteristici degli individui che in quella lingua si esprimono. Non si può parlare in inglese e gesticolare in italiano (Bela Balazs)
Il doppiatore: un attore e un autore
Il doppiatore è un attore che, con la propria voce, contribuisce in modo creativo alla realizzazione di un’opera audiovisiva. Sebbene la legge del 1941 non lo menzionasse tra gli autori di un film, la giurisprudenza successiva ha riconosciuto il suo apporto artistico. Nonostante ciò, una sentenza ha stabilito che un doppiatore che pronunci solo poche frasi non ha il diritto di essere citato nei titoli di testa. Questo sottolinea la complessità del riconoscimento legale della sua figura.
Doppiaggio e il diritto morale d’autore
Negli anni ’80, il caso del regista Walerian Borowczyk contro un distributore italiano ha fatto discutere. Il regista si era opposto alla circolazione del suo film in una versione doppiata e con il titolo modificato, sostenendo che tali alterazioni violassero il suo diritto morale d’autore. Il Tribunale di Roma gli diede ragione, stabilendo che anche un semplice doppiaggio, se non autorizzato, può ledere il diritto dell’autore a vedere la propria opera diffusa nella sua forma originale.
La tutela della voce: il caso di June Foray
La storia di June Foray, celebre doppiatrice di personaggi iconici come Rocky lo scoiattolo volante, solleva un’importante questione sulla protezione della voce. Nonostante la sua fama, spesso non ha ricevuto il giusto credito per il suo lavoro. A differenza di attori come Bette Midler, la cui voce è stata riconosciuta legalmente come parte della sua identità, Foray ha prestato la sua voce a centinaia di personaggi molto diversi tra loro. Ciò apre un dibattito su come il diritto d’autore possa tutelare la voce di un attore quando questa non è legata a una singola persona, ma a un’ampia gamma di creazioni artistiche.