Diritto esclusivo fotografie è la locuzione utilizzata per identificare l’insieme dei poteri che la legge riserva al creatore di un’opera fotografica, attribuendogli il controllo sulla sua riproduzione, distribuzione e utilizzo in generale. In Italia, questa materia è disciplinata dalla Legge sul Diritto d’Autore (Legge n. 633 del 22 aprile 1941, e successive modificazioni). A seconda che la foto sia considerata una vera e propria “opera fotografica” (con carattere creativo e artistico) o una semplice “fotografia semplice” (o documento fotografico), cambiano la durata e l’estensione di tale diritto esclusivo. Le opere fotografiche godono della protezione integrale e per la durata ordinaria del diritto d’autore (vita dell’autore più 70 anni), mentre le fotografie semplici (che non presentano carattere creativo) godono di un diritto connesso con una durata più breve (20 anni dalla realizzazione).Fotografie semplici: il diritto esclusivo sale a 70 anni. Una rivoluzione controversa
Dal 18 dicembre 2025 è in vigore la Legge n. 182/2025 che rivoluziona il regime di protezione delle fotografie semplici in Italia. L’articolo 47 modifica l’articolo 92 della Legge sul diritto d’autore (L. 633/1941), estendendo da 20 a 70 anni la durata del diritto esclusivo sulle fotografie non creative.
Cosa sono le fotografie semplici
La legge definisce “fotografie semplici” le immagini documentarie di persone, luoghi, eventi della vita quotidiana e sociale, prive del carattere creativo che contraddistingue le opere fotografiche artistiche. Rientrano in questa categoria foto di cronaca, ritratti standard, immagini di repertorio – tutto ciò che documenta la realtà senza un particolare apporto interpretativo del fotografo.
Queste immagini, fino a ieri protette per soli 20 anni, godono ora della stessa durata di tutela riservata ad altre opere dell’ingegno protette da diritti connessi.
Una norma che divide il Paese
La modifica, inserita in un decreto sulle semplificazioni amministrative, ha scatenato un acceso dibattito. Da una parte i fotografi professionisti e le associazioni di categoria (come CNA Comunicazione) che hanno accolto positivamente l’estensione, ritenendola necessaria per adeguare la normativa all’evoluzione tecnologica e garantire una tutela adeguata al lavoro dei fotoreporter.
Dall’altra, istituzioni culturali, archivi, biblioteche, musei e associazioni come Creative Commons Italia hanno espresso ferma opposizione. Il motivo? Questa norma rischia di paralizzare progetti di digitalizzazione del patrimonio fotografico nazionale, alcuni finanziati con fondi PNRR, rendendo inaccessibile per decenni materiale documentario fondamentale per la ricerca storica.
Gli effetti pratici
Fotografie di eventi storici, sociali, politici degli ultimi 50 anni – che prima sarebbero entrate nel pubblico dominio – restano ora bloccate sotto diritto esclusivo fino al 2095. Archivi digitalizzati, raccolte pubbliche, progetti di valorizzazione culturale dovranno affrontare costi di licensing aggiuntivi o, nei casi peggiori, chiudere l’accesso al pubblico.
Il paradosso è evidente. Le fotografie artistiche e creative restano protette per 70 anni dalla morte dell’autore (riconoscendone il valore culturale). Le fotografie documentarie – che hanno primaria funzione di testimonianza storica – vengono sottratte alla fruizione pubblica per tre generazioni.
Prospettive future
Resta da vedere se il Parlamento interverrà nuovamente per riequilibrare interessi economici dei fotografi e accesso alla cultura. Nel frattempo, è cruciale che fotografi e utilizzatori di immagini conoscano la nuova disciplina per evitare violazioni inconsapevoli.
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