Lo Schiaccianoci: la storia di un balletto e della sua coreografia tutelata dal copyright

La coreografia di un balletto è tutelata dal copyright?

Si può fotografare uno spettacolo di danza e pubblicarne le foto in un articolo o in un libro? Questa è la domanda che è stata posta ad un tribunale statunitense negli anni ’80, pochi anni dopo che la coreografia era stata inserita tra le opere tutelate dal diritto d’autore ai sensi della legge americana sul copyright.

Il debutto del balletto “Lo Schiaccianoci” risale al 18 Dicembre del 1892 al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, coreografia di Marius Petipa e di Lev Ivanov, con musica di Tchaikovsky. Il libretto del balletto era un adattamento di un racconto folk del 19esimo secolo di E.T.A. Hoffmann intitolato “Lo Schiaccianoci e il re dei topi.” Nel 1954 Balanchine coreografò la sua propria versione del balletto e nello stesso anno il New York City Ballet lo mise in scesa. Da quel momento divenne un classico tanto da essere riproposto ogni Natale. Nel Dicembre del 1981, Balanchine registrò la sua coreografia come copyright.

Alla sua morte George Balanchine lasciò in eredità tutti i diritti mediatici, di rappresentazione e di altro tipo sulle sue opere a favore di alcuni legatari, tra cui Barbara Horgan, la sua assistente personale

Nel 1985 venne pubblicato il libro “Lo Schiaccianoci: una storia e un balletto”, edito da Macmillan per Atheneum. Ellen Switzer scrisse i testi e Steven Caras e Costas scattarono le fotografie. Il libro descrive attraverso il testo e le foto il balletto di Tchaikovsky, la storia di Hoffman sulla quale è basato e la versione dello Schiaccianoci del New York City Ballet, coreografata da George Balanchine.

La Horgan si oppose alla pubblicazione intentato una causa per violazione del copyright contro Macmillan, chiedendo un’ingiunzione preliminare per impedire la pubblicazione del libro. Barbara Horgan sosteneva che le 61 fotografie contenute nel libro fossero un’opera derivata dalla coreografia e dunque violassero il copyright della medesima. Macmillan si oppose alla causa sostenendo al contrario che una fotografia non potesse riprodurre un movimento.

Il 19 Novembre del 1985 la Corte distrettuale respinse l’istanza della Horgan affermando che le fotografie, che catturano momenti specifici, non ricreano la coreografia della danza.

La Hogan propose appello. La Corte d’Appello ribaltò del tutto il giudizio di primo grado annullando la decisione e rinviando il caso per una decisione basata sul corretto standard di legge.

Secondo le parole della Corte d’Appello:

il giudice distrettuale ha assunto una visione troppo limitata della misura in cui il materiale coreografico può essere trasmesso con il mezzo della fotografia. Un’istantanea di un singolo momento di una sequenza di danza può comunicare molto. Può, ad esempio, catturare un gesto, la composizione dei corpi dei ballerini o la loro disposizione sul palcoscenico. Questo congelamento di un momento coreografico è mostrato in alcune fotografie del libro… Una fotografia può anche trasmettere all’immaginazione dell’osservatore i momenti precedenti e successivi alla frazione di secondo registrata. A pagina 76-77 del … libro, per esempio, c’è una fotografia di due pagine degli “Sugar Canes”, uno dei gruppi che si esibiscono nello Schiaccianoci. In questa fotografia, gli “Sugar Canes” sono a un metro o più da terra e tengono grandi cerchi sopra le loro teste. Un membro dell’ensemble sta saltando attraverso un cerchio, che viene tenuto esteso di fronte al ballerino. Le gambe del ballerino sono spinte in avanti, parallele al palco e a diversi metri da terra. Lo spettatore capisce istintivamente, basandosi semplicemente sulle leggi della gravità, che la Sugar Canes è saltata dal pavimento solo un attimo prima ed è scesa poco dopo il momento fotografato. Un osservatore comune, che avesse assistito di recente a una rappresentazione dello Schiaccianoci, potrebbe probabilmente percepire ancora di più da questa fotografia. Il singolo istante comunica quindi molto di più di un singolo accordo di una sinfonia di Beethoven.

A seguito della decisione della Corte d’Appello le parti hanno trovato un accordo.

Ho scoperto questo caso grazie a Agency, un’associazione culturale con sede a Bruxelles che nel progetto “List of boundery things” raccoglie, a fini artistici, casi giudiziali e controversie che riguardano la proprietà intellettuale. Grazie Kobe.

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