Partita iva musicista: quando si deve aprire?

La Partita Iva musicista quando deve essere aperta?

Partita iva musicista: è bene informarsi

La partita iva per musicisti sembra un controsenso. Infatti il musicista è solitamente un artista ignaro delle vicende fiscali che, invece, dovrebbero interessargli. Parlo anche dei musicisti non professionisti che suonano dal vivo vendono la loro musica online. Sei un musicista e non hai la partita iva? Come fai a farti pagare e ad essere in regola con il fisco?

La partita iva musicisti

Quello che guadagni quando fai musica è classificato, fiscalmente, come un reddito di lavoro autonomo. (art. 53, comma 2, lettera b) del DPR n.971/86). Tutto quello che incassi per lo sfruttamento del diritto d’autore nella musica viene trattato come un compenso percepito per un’attività di lavoro autonomo.

Partita iva musicista: quando non serve

Quindi come puoi fare se sei un musicista senza partita iva? Al posto della fattura puoi rilasciare una ricevuta. Ciò significa che, anche se i tuoi incassi superano i 5.000 €, non sei obbligato ad aprire la partiva iva. Questo vale nel caso i tuoi compensi derivino dallo sfruttamento del diritto d’autore.

Nel caso invece in cui i compensi siano percepiti da diritto d’autore e da attività di lavoro autonomo esercitata professionalmente (come ad esempio succede ai giornalisti), entrambi i redditi devono essere percepiti nello stesso ambito lavorativo. Quindi il giornalista è obbligato ad aprire la partita iva, mentre nel caso in cui l’attività di lavoro autonomo esercitata con partita iva sia totalmente svincolata dai compensi percepiti dal diritto d’autore, potranno emettersi ricevute non fiscali per il diritto d’autore e fatture per l’attività di lavoro autonomo.

Le attività di sfruttamento economico dei diritti d’autore (concessioni, cessioni e licenze), non sono soggette a IVA. Se invece i diritti d’autore sono conseguiti nell’esercizio di imprese commerciali sono considerati redditi di impresa.

Lavorare con ritenuta d’acconto invece che con partita iva musicista

Online avrai letto che è possibile avviare un’attività da cantante o musicista professionista senza avere partita IVA, utilizzando la prestazione occasionale e la relativa ritenuta d’acconto. Non è del tutto corretto, perché se da una parte potresti lavorare con ritenuta d’acconto, dall’altra questa tua attività dovrà, necessariamente, essere occasionale.

Il termine stesso “prestazione occasionale” evidenzia come sia importante avere un’attività sporadica e non coordinata e pubblicizzata per poter utilizzare la ritenuta d’acconto. Ipotizziamo che tu faccia una sola esibizione durante l’anno, in questo caso puoi anche utilizzare la prestazione occasionale. Ma se pubblicizzi la tua attività di musicista, cercando di ottenere più contratti possibili, allora sappi che dovrai necessariamente aprire partita IVA.

I musicisti e l’e-commerce

Se vuoi vendere la tua musica online, la cosa più semplice da fare è affidarti alle piattaforme online, i c.d. marketplaces (Spotify, I-Tunes, SoundCloud), passando per TuneCore. L’attività di vendita di brani sul web è un’attività commerciale e, in quanto tale, per essere esercitata abitualmente, necessita di una partita iva.

Chi vende musica sul web e ha già la partita iva, è obbligato a rilasciare una fattura, una ricevuta o uno scontrino; chi invece opera occasionalmente sul web come privato può rilasciare una ricevuta generica non fiscale o per prestazione di lavoro autonomo occasionale con la ritenuta d’acconto del 20%.

Fattura musicista

Se sei un musicista, hai già una partita iva per la tua attività e vuoi vendere la tua musica sul web usufruendo del tuo sito, devi fare richiesta anche di un nuovo codice attività, denunciando l’inizio della tua attività alla Camera di Commercio.

Se non hai la partita iva non puoi vendere o esporre prezzi nè sul tuo sito nè sulla tua pagina Facebook perchè non puoi concludere transazioni economiche.

Regime dei minimi o regime forfettario?

Esisteva, sino al 2016, un regime agevolato che tutti sceglievano per la possibilità che dava di poter risparmiare sulle tasse, e cioè il regime dei minimi. Ora questo regime sembra scomparso. Online troviamo che “non esiste più il regime dei minimi”, ma è vero? In parte. Il vecchio regime dei minimi infatti non esiste più ma c’è un nuovo regime dei minimi che si chiama regime forfettario.

Come si apre partita IVA da musicista: codice ateco musicista

È possibile aprire partita IVA consegnando il Modello AA9/12 presso l’Agenzia delle Entrate, correlato di documenti di riconoscimento, oppure online sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Sul modello si devono compilare tutti i dati che identificano la tua attività lavorativa, tra cui il Codice ATECO. Questo codice è una combinazione di numeri e lettere e per i musicisti è il 90.03.09, “altre attività di creazioni artistiche” per i compositori e il 90.01.09 “altre attività di rappresentazioni artistiche” destinato agli esecutori e concertisti. Nel caso tu fossi sia un cantante che un compositore, sappi che potrai scegliere entrambi i codici ATECO segnalando al fisco qual è l’attività prevalente tra le due segnalate.

Regime forfettario: agevolazioni sugli adempimenti fiscali

Se sei un musicista nei primi anni di attività, scegliere un regime fiscale agevolato potrebbe farti vivere più serenamente l’attività. Questo perché il regime forfettario, che è il regime agevolato che lo Stato ha messo a disposizione dei contribuenti, ha delle importanti facilitazioni sugli adempimenti fiscali. Infatti scegliendo questo regime si avrà l’esenzione da Irpef, IVA, Irap, studi di settore e scritture contabili. Si pagherà una sola imposta sostitutiva, che è pari al 5% nei primi cinque anni di attività e del 15% negli anni successivi. Ovviamente questo regime non è accessibile a tutti, ma bisogna rispettare delle regole tra cui il limite annuo di ricavi generati. Questo limite è diverso per ogni attività lavorativa, così come classificate dal Codice ATECO. Per i musicisti, il limite annuo di ricavi è di 30.000€ con un coefficiente di redditività del 67%. Questo coefficiente permette di calcolare il reddito imponibile sul quale determinare le tasse, in quanto nel regime forfettario non è possibile dedurre nessuna spesa, ma lo Stato ha fissato comunque un forfettario di spesa per ogni attività lavorativa. Questo significa che, sia che siano state sostenute o meno, è comunque possibile dedurre un 33% di quanto hai incassato!

Contributi previdenziali: ex Enpals

In Italia sono obbligatori i contributi previdenziali, che in futuro, tra le altre cose, ti permetteranno anche di ricevere una pensione. Il musicista che ha aperto partita IVA per l’esercizio della propria professione, deve iscriversi alla gestione contributiva dell’ex Enpals in qualità di lavoratore autonomo esercente attività musicale. Con l’iscrizione all’Enpals si ha il diritto ad ottenere il certificato di agibilità, che deve essere richiesto prima dello svolgimento dello spettacolo, di compilare la denuncia contributiva e versare i contributi in maniera autonoma. Il contributo di agibilità, rilasciato dalla cassa previdenziale, deve essere chiesto al fine di poter effettuare l’esibizione in pubblico. Il suo rilascio è essenziale in quanto anche l’azienda che ospita il musicista dovrà possederlo per ospitare l’esibizione. Il certificato viene rilasciato solo qualora il musicista sia in regola con la contribuzione ma sono esonerati dalla compilazione del certificato:

  • gli studenti fino a 25 anni di età,
  • i minorenni e
  • i pensionati con più di 65 anni e gli artisti non professionisti che abbiano un’altra occupazione, con cassa previdenziale di pertinenza.

I contributi da versare alla cassa previdenziale sono di 3 tipi:

  • il 33% del compenso pattuito, di cui il 9,19% a carico del lavoratore e il 23,81% a carico del committente.
  • 5% di contributo di solidarietà a carico del lavoratore e per metà a carico del committente (dovuto per compensi superiori ai 300,07€).
  • 1% di contributo aggiuntivo a carico del lavoratore della parte del compenso giornaliero eccedente la somma di 137,95€.

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