Nuovi fenomeni online: Fake news, Hate speech e strumenti di prevenzione

Fake news Hate speech e strumenti di prevenzione

Fake News Hate Speech e Strumenti di Prevenzione

Molto è stato scritto e detto sulle minacce che le “fake news costituiscono per i diritti alla base della libertĂ  di informazione e su come l’atteggiamento generale nei confronti dei media stia gradualmente cambiando.

Teoria della post-veritĂ .

Una nuova voce denominata “post-truth politics” (teoria della post-verità) è stata aggiunta a Wikipedia e a questa definizione vengono apportati aggiornamenti su una base quasi giornaliera.

I Fattori.

Tra i principali fattori che stanno causando un grosso danno alla veridicitĂ  delle informazioni fornite dai media sono:

  • la sfocata distinzione tra fatti e finzione,
  • gli attacchi frequenti ai media e
  • il consolidamento costante delle agenzie di stampa.

Quali strumenti dovrebbero essere messi in atto per far fronte a questa situazione?

Questa è la domanda che i politici e regolatori a livello europeo si stanno chiedendo. Tra i recenti sviluppi in tema di notizie false e particolarmente degne di nota, sono le iniziative messe in atto dai due giganti di Internet. Google e Facebook hanno unito le forze con vari partner media francesi per impostare uno strumento che permette agli utenti di segnalare informazioni che si pensano essere false.

Le Monde (insieme ad Agence France-Presse, BFM-TV, France TĂ©lĂ©visions, France MĂ©dias Monde, L’Express, LibĂ©ration, and 20 Minutes) sarĂ  tra le testate che lavoreranno insieme al social network Facebook su attivitĂ  di “fact check“, controllo dei dati e delle informazioni sui contenuti relativi alle prossime presidenziali francesi.

Una collaborazione avviata in via sperimentale. 

Le Monde.

Aveva giĂ  lanciato uno strumento per difendersi dalle bufale sul web: Decodex, composto da un motore di ricerca garantito, un avviso sul grado di affidabilitĂ  del sito internet che si sta visitando e un “robot” Facebook a cui si potranno porre domande.

Draft News.

Allo stesso tempo l’organizzazione no profit First Draft News ha annunciato il lancio di CrossCheck, progetto per la verifica delle notizie che coinvolge in primis il News Lab di Google.

Azioni simili esistono giĂ  negli Stati Uniti, e stanno per essere lanciate in Germania.

Tuttavia, notizie false non riguardano solo Internet. In Lussemburgo, il regolatore dei media ALIA ha emesso un avvertimento contro l’emittente commerciale RTL a causa di informazioni imprecise e non veritiere;  la BBC Trust ha accolto una denuncia per la mancanza di imparzialitĂ  in un talk-show con il leader del partito di opposizione durante il principale telegiornale della sera della BBC, l’emittente pubblica del Regno Unito.


Fake news Hate speech e strumenti di prevenzione


Hate speech.

Altro fenomeno dilagante in rete, è l’aumento del numero di casi di odio online e di comportamenti neo-razzisti su Internet. La situazione sta sollevando molte preoccupazioni, soprattutto se si considera l’impatto immediato che un ambiente online “avvelenato” può avere sulla vita privata delle persone.

L’odio online.

Su questo tema, in una recente risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, gli Stati membri sono stati invitati a sensibilizzare i cittadini sull’impatto dell’odio online, e sono stati anche chiamati garantire ai cittadini un’educazione adeguata sulla gravitĂ  di ogni forma di “hate speech”.

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Ha adottato una risoluzione e raccomandazione su “Ending cyberdiscrimination and online hate”. L’Assemblea esorta gli Stati membri ad intraprendere ulteriori azioni per la protezione dell’ambiente on-line da contenuti illegali. Gli Stati membri sono chiamati a ratificare la Convenzione sulla criminalitĂ  informatica (STE n. 185), per garantire che la legislazione nazionale copra tutte le forme di incitamento all’odio online. Gli Stati membri dovrebbero fornire assistenza alle forze dell’ordine e gli organi giudiziari offrendo corsi di formazione sulla gravitĂ  di tutte le forme di “hate-speech” e anche sostenere lo sviluppo di una guida chiara sulla registrazione di tutti gli episodi denunciati e tecniche di indagine. Gli Stati membri dovrebbero anche sostenere tutte le attivitĂ  volte a sensibilizzare i cittadini sull’impatto dell’ “hate speech”, soprattutto sui bambini.

L’Assemblea ha riconosciuto che l’odio online è un “riflesso dell’odio nelle nostre societĂ ”.

Non riguarda solo razzismo e xenofobia, ma può anche assumere la forma di sessismo, antisemitismo, islamofobia, misoginia, omofobia, e altre forme di odio dirette contro gruppi o individui specifici.

L’approccio.

La risoluzione richiede un approccio equilibrato nella regolamentazione del comportamento delle persone on-line in grado di riconoscere le specificità dell’ ambiente online, come ad esempio la diffusione istantanea dei contenuti, la possibilità di anonimato e il contesto transfrontaliero della comunicazione.

Ruolo degli intermediari di Internet.

Particolare attenzione è stata data al ruolo degli intermediari di Internet per quanto riguarda la prevenzione e la lotta all’odio online. Gli Stati membri sono chiamati a garantire che gli intermediari agiscano sulle norme elaborate dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e che siano stabiliti dei processi interni chiari ed efficaci per affrontare le notifiche relative alle espressioni di odio. Infine, la Raccomandazione chiede al Comitato dei Ministri di rivedere e aggiornare i diversi documenti politici che affrontano il problema dell’odio online, dei media online e del giornalismo.

L’educazione ai media.

Sembra essere una delle contromisure piĂą efficaci nella lotta contro questo problema. Per avere un’idea complessiva delle numerose e varie iniziative che sono state messe in atto in tutta Europa, l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo presto pubblicherĂ  la “Mappatura delle pratiche di alfabetizzazione mediatica e le azioni nell’UE-28”, uno studio condotto per la Commissione europea.

A tale riguardo, si segnala anche il progetto europeo ed il relativo sito Prism sui discorsi d’odio nei new media.

Interagire col sito è semplice. Bastano pochi passi per vedere pubblicati sul sito i casi di hate speech o, al contrario, i messaggi positivi trovati su Facebook o Twitter.

Il progetto coinvolge cinque paesi: Italia, Francia, Spagna, Romania e Regno Unito.La sua strategia interdisciplinare combina ricerca, buone prassi e attività formative rivolte a forze dell’ordine, esperti legali, giornalisti, blogger, gestori dei social network, giovani, insegnanti.

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