Il Decreto Legislativo n. 177/2021 ha rivoluzionato il concetto di responsabilità per i fornitori di servizi online. Se prima erano considerati “passivi” (cioè non responsabili dei contenuti caricati dagli utenti), ora sono trattati come “attivi” e hanno precisi obblighi da rispettare.
Cosa è cambiato con la nuova legge
Il cuore della nuova normativa sta nella definizione di “prestatore di servizi di condivisione di contenuti online”. Rientrano in questa categoria i servizi che:
- Memorizzano e danno accesso al pubblico a grandi quantità di opere protette.
- Traggono profitto da questi contenuti, direttamente o indirettamente.
- I contenuti sono caricati dagli utenti.
Questi fornitori, come YouTube, non sono più semplici “intermediari”, ma compiono un vero e proprio atto di comunicazione al pubblico.
I nuovi obblighi per i provider
I provider sono responsabili delle violazioni di copyright commesse dai loro utenti, a meno che non riescano a dimostrare di aver fatto il possibile per evitarle. Gli obblighi sono due:
- Ottenere una licenza: La prima opzione è stipulare un accordo con i titolari dei diritti per l’uso delle loro opere.
- Compiere i “massimi sforzi”: Se non hanno la licenza, devono dimostrare di aver fatto tutto il possibile per rimuovere i contenuti illeciti segnalati e, soprattutto, per impedirne il ricaricamento in futuro.
La tutela per gli utenti e le eccezioni
Anche con le nuove regole, i diritti degli utenti sono protetti. La legge riconosce l’uso lecito di contenuti protetti per scopi come la critica, la parodia e la citazione. Inoltre, le piattaforme devono offrire agli utenti un sistema per fare reclamo se un loro contenuto viene rimosso ingiustamente, garantendo così la libertà di espressione.
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