Plagio film

Plagio film: solo ispirazione o una vera e propria copia? Come si può sapere se due film sono uno il plagio dell’altro?

Plagio film: analizziamolo

Le due opere devono essere osservate nel dettaglio, confrontate e qualora si ritengano simili, quasi identiche potrebbe essere chiesto all’autore di documentare il processo creativo che ha portato dall’idea al film. È successo per il film Sole a Catinellle di Checco Zalone, succede oggi con il film The Shape of the Water (in italiano La forma dell’Acqua). 

In un momento storico in cui proliferano famosi copioni e altrettanto famosi copiati, si assiste inermi alla paradossale tendenza culturale di questo millennio: “più somiglia a, più vale.”

In questo tempo, ha ancora senso parlare di originalità? Dove finisce l’ispirazione e comincia il saccheggio? Sembra che il cervello dell’uomo sia fatto per carpire un significato nei calchi, nelle ripetizioni, nei rispecchiamenti. La letteratura postmoderna ha fatto un vanto di quest’opera di copiatura di modelli precedenti, quasi a voler esorcizzare “l’angoscia dell’influenza” (L’angoscia dell’influenza, Harold Bloom).

Nel linguaggio comune viene definita plagio l’imitazione o la copia, sotto i più diversi aspetti, di un’opera creata precedentemente e tutelata dal diritto d’autore. Le condanne di plagio si contano sulle dita di una mano. Difficile vincere una causa per plagio. Questo anche perché la creazione artistica è sempre influenzata dal contesto culturale in cui l’autore si situa, e la contaminazione e l’ispirazione a creazioni precedenti sono il presupposto di base di qualunque opera, contemporanea e non.

Ma esiste una differenza sostanziale tra plagio contaminazione?

Esiste una differenza tra plagio e imitazione creativa copia?  Si parla ancora di plagio al di là dell’aspetto giuridico (copyright)? E come si pone l’aspetto della ‘originalità’ in relazione ai fruitori?  E un’altra domanda: in era di copyleft (in ambito letterario, permette al fruitore di riutilizzare l’opera, anche di modificarla, e metterla allo stesso modo a disposizione di altri fruitori) ha ancora senso parlare di plagio?

Il caso del plagio di “Sole a Catinelle” di Checco Zalone

Checco Zalone Plagio di un film

Una notizia di qualche giorno fa riporta del presunto caso di plagio, avanzato da un 22enne di Taranto e relativo al film “Sole a Catinelle”. Ma quali sono i presupposti richiesti dalla legge italiana sul diritto d’autore per valutare la sussistenza della fattispecie del plagio?

Il fatto

Un 22enne, tal sig. Alex De Vietro, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto rivendicando la proprietà intellettuale del testo-trama del film di Luca Medici, alias Checco Zalone, intitolato “Sole a Catinelle”. De Vietro ha chiesto alla procura di Taranto di accertare e valutare “se nei fatti, atti e comportamenti posti in essere siano rinvenibili fattispecie penalmente rilevanti.” Infatti, secondo il denunciante, il film “Sole a Catinelle”, prodotto dalla Taodue e uscito nelle sale italiane il 31 ottobre 2013, “riprenderebbe pedissequamente il nucleo individualizzante di un manoscritto di creazione del De Vietro e depositato in data 13 giugno 2102 presso l’ufficio Siae.” Dalla comparazione dei due lavori, si aggiunge

emergerebbero almeno tre atti che possono definirsi individualizzanti dell’opera stessa: la scena del protagonista che ricerca le offerte di lavoro su un giornale; la professione di venditore porta a porta; il divieto di accesso dei consulenti porta a porta

La storia

Nessun riferimento è fatto alla trama di “Sole a Catinelle”, fondata invece sulla storia di un uomo che – di fronte ai grandi risultati scolastici di suo figlio e non disponendo di cifre di danaro sufficienti a gratificare il ragazzo – decide di intraprendere con lui un viaggio low cost. La storia, facile da intuire, si regge sulla mimica di Zalone e sulle battute comiche scritte insieme a Nunziante, di certo non oggetto della denuncia di plagio. Né il regista e autore Gennaro Nunziante, né l’attore protagonista (nonché coautore) Luca Medici né l’ufficio legale di TaoDue vogliono al momento replicare a quella che appare una denuncia dai contorni ben poco definiti. Intanto, dal suo profilo Facebook , Checco dice la sua:

Quindi cari sceneggiatori, se scrivete una storia in cui il protagonista alla fine muore, sappiate che i diritti sono dei sig. Marco, Matteo, Luca e Giovanni

Dunque gli elementi per valutare la sussistenza del plagio, che nel caso di specie appaiono inesistenti, sono in sintesi:

  • la sostanziale riproduzione dell’opera originale, con differenze di mero dettaglio che sono frutto non di un apporto creativo;
  • la mancanza dunque nell’opera contraffatta del c.d. apporto creativo;
  • la riproduzione illecita di un’opera da parte dell’altra, ancorché camuffata in modo tale da non rendere immediatamente riconoscibile l’opera originaria.

Certo il fatto in sé non é molto rilevante dal punto di vista legale, ma fa riflettere, seppure per pochi minuti, su come a tutti i costi si cerchi di essere notati.

L’importante è essere protagonisti e riconosciuti anche se autori di una sceneggiatura che non ha nessuna caratteristica né di originalità né di creatività. E infatti, come sempre, impazza la polemica e lo schieramento tra chi disprezza la povertà di contenuti e la grossolanità del personaggio Checco e chi invece ne apprezza la comicità. Gli incassi parlano chiaro e sono a favore del secondo schieramento: a fronte degli 8 milioni di euro di budget, il film soltanto nei primi quattro giorni di programmazione il film (distribuito in 1250 copie) ha incassato più di 18,6 milioni di euro con più di 2,7 milioni di biglietti venduti, risultando il miglior incasso cinematografico in Italia del2013. In sette giorni ha incassato 23 milioni di euro.

Le polemiche

Il tanto discusso Checco fa impazzire le polemiche e il botteghino e, come sempre, qualcuno cerca di unirsi al carrozzone e magari essere riconosciuto come l’autore, quello originale, di un’opera che in sé non ha nulla di creativo se non il suo protagonista che fa notizia e produce guadagno.

La forma dell’Acqua è un film plagio?

David Zindel, il figlio del drammaturgo Paul Zindel, sostiene che il film La forma dell’Acqua sia un film “derivativo” e pieno di “lampanti somiglianze troppo grandi per poter essere ignorate” con Let Me Hear You Whisper. Ha quindi depositato, il 21 febbraio a Los Angeles, una denuncia per violazione citando, oltre a del Toro  anche la Fox Searchlight, che ha prodotto il film, la co-sceneggiatrice del film Vanessa Taylor e il produttore associato Daniel Kraus, da cui del Toro disse mesi fa di aver preso l’idea per il film.

La trama di La forma dell’acqua: si intuisce dal trailer. La signora delle pulizie muta di un segreto laboratorio del governo si innamora di una creatura marina antropomorfa che in quel laboratorio viene portata per essere rinchiusa e studiata. La storia si svole a Baltimora, nel Maryland, nei primi anni Sessanta.

La storia di Let Me Hear You Whisper è quasi identica.

La donna delle pulizie – single e molto introversa – di un segreto laboratorio in cui vengono condotti esperimenti militari si affeziona molto a una creatura marina studiata nel suo laboratorio: un delfino parlante. La storia è ambientata negli anni Sessanta.

Ma quali sarebbero i punti chiave della storia di La Forma dell’Acqua copiati a Let Me Hear You Whisper? Zinder sostiene:

  • che in La forma dell’acqua «una vecchia canzone romantica viene suonata nel laboratorio”,
  • che in entrambi i film le protagoniste condividono il loro pranzo con la creatura marina e
  • che tutte e due le protagoniste a un certo punto ballano con un mocio.
  • In entrambi i film le protagoniste cercano a un certo punto di salvare la creatura marina e in entrambi i casi usano uno di quei carrelli in cui mettono il bucato.
  • che entrambe le storie sono “oniriche e surreali” e contengono “scene di fantasia”. Let Me Hear You Whisper La forma dell’acqua finiscono però in modo diverso.

Ovviamente Fox risponde che le accuse di Zindel sono «senza fondamento» e che ritiene non siano arrivate ora per caso.  Del Toro, intervistato da Deadline, ha detto:

Mi sembra che sia una storia su delfino, le sperimentazioni sugli animali e un animale liberato da un laboratorio: niente di più. La forma dell’acqua è così tante cose, così tanti colori. Non parla di un animale, parla di una divinità. Non sono idee intercambiabili o equivalenti. Sarebbe come dire che E.T. sarebbe la stessa cosa se al posto di un alieno ci fosse un criceto.

Conclusioni

Quindi? Secondo me non si arriverà alla scontro, ma nel caso i denunciati dovranno argomentare con prove sufficienti a dimostrare che la sceneggiatura di La forma dell’Acqua fu ideata e sviluppata in modo indipendente. Certo, direte voi, facile denunciare il plagio di un film candidato all’Oscar!

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