Tweet e Violazione di Copyright: embeddare è reato?

Tweet e Violazione di Copyright (di Miriam Scuccimarra)

Avete mai incorporato un tweet in una pagina web? Oppure un video o una foto su un vostro profilo social o di quello di qualche vostro amico? Domanda retorica. E’ una pratica così diffusa e vantaggiosa per gli utenti dei social network e per i media che ciò che sto per dire nelle prossime righe di sicuro stupirà.

Sapevate che molto probabilmente anche questa attività, habitué tra il popolo del web, potrebbe rappresentare una violazione di Copyright? Ebbene si. A decretarlo è stata proprio la Corte di New York che con una decisione senza precedenti, ad oggi valida solo negli Stati Uniti, ha riconosciuto questa pratica, c.d. ‘embed’, come una violazione del diritto d’autore.

Una decisione che, secondo la Eletronic Frontier Foundation, “se fosse confermata in appello rappresenterebbe una crepa nei principi cardine della pubblicazione web.” La paura infatti è che un simile divieto, se avvalorato, possa estendersi anche alle altre piattaforme di social media generando un malcontento tra i proprietari delle stesse e, di conseguenza, tra il popolo di Internet.

Pensate a Facebook e Youtube; da anni queste piattaforme ci permettono di incorporare con gran facilità link, foto, video nelle rispettive pagine web grazie ad un sistema di sharing che, in alcuni casi, ci regala anche gran visibilità.

In realtà, come si legge anche sul ‘Il Giornale’, i contenuti che noi facilmente linkiamo nelle nostre pagine web o su quelle dei nostri amici, conoscenti o addirittura sconosciuti, vengono apparentemente incorporati da questi siti social, ma “fisicamente rimangono sui server dove sono stati originariamente postati. Le visualizzazioni dei contenuti saranno dunque conteggiate e non rubate.” A conti fatti la paternità di un’opera resta perciò salva.

Ma se le stesse piattaforme mettono a disposizione dei propri utenti una simile opportunità perché si arriva a pensare ad una violazione di copyright?

La decisione è stata presa in merito ad una lamentela di un fotografo statunitense la cui foto postata sul suo profilo Snapchat, che ritraeva il quaterback americano Tom Brady, è stata come di consuetudine ‘embenddata’ tra i vari siti dagli utenti.

Diciamo che una simile problematica era già stata sottoposta al vaglio della Corte di Giustizia e in effetti, nel 2014, la stessa Corte aveva riconosciuto questa pratica come lecita. Di conseguenza, l’utente che ne fa uso è immune da eventuali e future persecuzioni legali.

La paternità dell’opera rimane all’autore di quel contenuto embenddato che può addirittura decidere di modificarlo e cancellarlo.

Ci troviamo dunque dinanzi ad un caso senza precedenti. Una decisione inspiegabile che, se fosse confermata, potrebbe ribaltare quello status quo sociale a cui noi utenti siamo ormai abituati. Per non parlare delle piattaforme che saranno costrette ad adeguarsi ad un simile divieto. Probabilmente i proprietari dei social network dovranno creare un nuovo sistema di sharing, onde evitare in futuro una simile accusa e le conseguenze giuridiche che ne derivano.

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